Cosa scriviamo

Questo pagine sono riflessioni sui “trucchetti”, spesso perfettamente legali, che usano amministratori e dirigenti pubblici per far divenire la “res pubblica” (cosa pubblica), una “res privata”, aprendo contemporaneamente la strada alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Nulla di incredibilmente sconvolgente, a volte perfino con una “ratio”, ma che la maggior parte della gente non conosce.

Questo perchè spesso, nelle pieghe della discrezionalità dell’attività amministrativa, si nascondono gli stratagemmi utili affinchè i politici possano mantenere il loro potere, assegnare gli incarichi di dirigenza ai loro “portaborse”, assegnare gli appalti alle ditte “conosciute”, dare il posto di lavoro solamente a chi ha collaborato fattivamente a fare la campagna elettorale.

Così l’amministrazione delle “res pubblica” (come i romani chiamavano l’apparato statale), diventa l’amministrazione di una “res privata”, fino a quando, sotto l’apparenza di imprenditori affidabili, non arriva la criminalità, “cosa nostra”, e, improvvisamente, la pubblica amministrazione diviene ostaggio della criminalità organizzata, forse il modo più facile per riciclare denaro sporco e per consolidare il potere sul territorio.